mercoledì, marzo 08, 2006

si aprono porte

Amo i palazzi della memoria con le loro stanze da horror vacui, cabinet di curiosité affastellati di comete imbalsamate e denti di lumaca.
Sveglie senza martelli, pendole senza pendolo. Nascondo dietro una culla i numeri di telefono e sopra un lampadario a goccia le bollette da pagare. Percorro senza inciampare corridoi impolverati, con qualche tagliola sotto i tappeti.
Ogni tanto finisco in un buco di un tarlo, a fatica ne esco fuori con una cifra sul braccio. Ispeziono un po' timorosa le stanza in fondo, quelle con la porta che scricchiola e i giocattoli buttati e le barbie con i capelli sforbiciati.
Coloro di viola un cassetto per ricordarmi diverso il suo contenuto.
Alcune stanze sono così visitate, come la vergine di Lourdes o il seno di giulietta capuleti a verona o i gradini della torre di pisa o i corrimano degli autobus. Così visitate che il pavimento si è assottigliato e forse un giorno o l'altro crollerà.